Gita fuori porta per le nostre atlete Francesca Segatto e Luisa Parisi che portano i nostri colori fino in Friuli. Quest’ultima ci propone il suo resoconto,  e come sempre traspare la  sua “passione”!

TRIESTE HALF MARATHON: tornare bambini. Stavo beatamente assaporando il piacere della corsa senza obiettivo, quando un’amica mi propone la mezza di Trieste: “dai che è tutta in discesa!”. La prima cosa a cui penso è: “quindi ci si fa male…”. Perché la discesa – questa sconosciuta! – si sa che ti fa sentire leggero e ti illude che tu possa “andare” senza pagarla. Guardo le previsioni meteo: temperature fra i 24 ed i 29 gradi. Penso e ripenso ma ovviamente … mi iscrivo. Meno di 2.000 iscritti: praticamente poco più di una corsa di paese! Amo Trieste, amo il mare; meno la partenza alle 9:35, quando già fa troppo caldo, ma tant’è. Si parte con un’inaspettata salita, ma poi inizia da subito la discesa, inizialmente dolce. Tutti cerchiamo l’ombra, perché da subito il sole disturba. Sin dal primo ristoro troviamo anche alimenti, frutta e barrette … la mia salvezza. Scelgo di correre portandomi la bottiglietta d’acqua in mano, versandomene metà sulla testa. Così per tutti i 21.097 km. Arrivo al decimo senza davvero accorgermene, attenta a tenere il passo, onde evitare di scoppiare più avanti. Dal decimo si apre la vista del mare e, malgrado l’assenza di ombra, la discesa si fa netta e correre diventa un po’ come giocare! Sono tornata bambina e me la godo alla grande! 5 km di mare, sole e passo (per me) lesto. Si arriva al km 16 ed inizia il lungomare, improvvisamente piatto, almeno all’apparenza. Penso: “dai che è fatta; ora ci sarà gente ad incitare e si arriva”. E invece di gente bene poca, ma in compenso arriva un senso di sbandamento. Caldo, troppo caldo. Vedo nemmeno troppo bene. Per un momento penso solo all’ombra, medito di uscire da quell’asfalto e continuare su una parte ombreggiata. Poi penso: “ci manca solo che mi squalifichino!”. Così proseguo, rallentando, talvolta camminando. Una crisi che dura 4 km. Quando finalmente riconosco Piazza dell’Unitá e penso solo alla medaglia! Come al solito, accelero più che posso, perché non ne posso più. Arrivo e mi dico: mai più con questo caldo! E forse se lo dice anche lo sconosciuto che taglia il traguardo un attimo prima di me, per giunta con la stessa canotta:-) Mi mettono la medaglia al collo (la più brutta che abbia mai visto) ed inizia la scarica di endorfine; quella che a tutt’oggi non passa:-)

Luisa Parisi

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