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Luisa Parisi ha percorso i 21097metri in terra ligure, la mezza di Genova 2019 è quindi un’altra tacca sulla sua cintura.
ma ora lei stessa ci descriverà questa bellissima manifestazione.

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GENOVA HALF MARATHON 2019


Non ho ancora chiaro se corro per visitare nuove città oppure se viaggio per correre in posti diversi.
Certo è che corsa e viaggi sono per me un connubio indissolubile ormai.
Perché Genova?
Perché Genova è legata ad una personale storia di amicizia e solidarietà femminile; solidarietà estesa alla città, dopo la strage d’agosto.
Non c’ero mai stata, ma un gruppo di amici runners mi ha convinto circa due mesi fa ad iscrivermi, facendomi “gola” con la cena pregara ed il pranzo post gara. Potevo mai dire di no?
Genova sia!
Sabato, appena arrivata, ho capito il reale significato dell’espressione “porto di mare”: a Genova calza a pennello.
Multietnica, caotica, ma anche splendida fra storia e mare.
Per non parlare della focaccia e della gentilezza delle persone incontrate.
Ma veniamo a noi, “belìn” (ho già appreso il loro intercalare!).
Doveva essere una domenica di piogge “consistenti” (per un usare un termine tanto caro a “ilMeteo”), ma per fortuna con lo sparo della mezza ha smesso di piovere.
Dopo aver appreso delle molteplici “difficoltà” del percorso (quantomeno per una come me che corre senza pretese nel piatto Veneto), sin dalla partenza ho ripetuto a me stessa “preservati ché poi scoppi”.
E così ho fatto.
Le difficoltà iniziano presto a Genova: grossomodo dal secondo km, quando si corre in salita, poi in discesa, quindi in falsopiano.
I primi 10 km, però, scorrono veloci, allegri, tutto sommato “leggeri”.
Prima il passaggio in centro storico, poi la corsa verso il mare con il classico “giro di boa” che amo molto perché consente agli amatori di essere anche spettatori dei più veloci che risalgono nella direzione opposta (mentre tu sei appena all’inizio: dettagli!).
Sguardo fisso verso il mare e sei tutt’uno con esso: davvero emozionante.
I secondi dieci costeggiano sempre il mare, ma passando su una sorta di sopraelevata, con costante pendenza in salita. La fatica si fa sentire.
Al dodicesimo le mie gambe erano inspiegabilmente contratte e faticavo a tenere il passo.
Tento la carta “gel”, mi impongo di spegnere la mente ed arrivare al 15esimo.
Ci arrivo: acqua, sali e lentamente si riparte.
Altro giro di boa, questa volta direzione arrivo.
Attendo la difficoltà del 18esimo che una genovese mi aveva descritto al ritiro pacchi gara.
Stranamente non la trovo; anzi, mi ritrovo al “km 20” quasi senza accorgermene. Solo allora capisco che l’allenamento degli ultimi due mesi qualche benefico effetto lo ha portato.
Una band coinvolgente suona poco prima dell’arrivo e mi dà tutta l’energia per fare uno sprint finale.
In questa mezza l’arrivo è esattamente dove te lo aspetti, subito dopo l’ultima curva. Lo vedo, sorrido e taglio il traguardo, incredula di averla già finita.
Il porto, il mare, il vento, l’improvvisa tosse, la felicità nel cuore.
Grazie Genova per avermi ricordato che volere e potere.
Nella corsa come nella vita.


Luisa Parisi

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Grazie Luisa per le tue parole. Credo che il prossimo anno la farò anch’io.