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Con qualche giorno di ritardo vi diamo conto di una gara a cui ha partecipato il nostro Stefano Mercurio oltre Manica. Stefano il 16 giugno ha corso la Dark Peak Trail, una gara organizzata nei pressi di Manchester. Ci teniamo a inserire sul nostro sito le parole con cui il nostro atleta ha voluto raccontare la sua esperienza.


Shame on you (ovvero, traducendo in vernacolo, “vargognate”), disse la mia voce interiore.
Anni ed anni passati a costruire faticosamente un’immagine di podista serio (?).
Più di 60 gare tra asfalto, montagna, trail e pure pista.
Da Galzignano alla Cappadocia, dal Passatore a Budapest passando per l’Etna.
E poi vai in Inghilterra. E perdi tutto l’onore (?) accumulato.
Shame on you.
Dark Peak Trail, 25 chilometri abbondanti di gara off road in una suggestiva zona naturalistica collinare poco distante da Manchester.
Il percorso ha una “figure of eight” (è fatto ad otto). Campestre e fangoso ma ben segnato. Facile seguirlo. O quasi, soprattutto se non ti rendi conto di essere arrivato al centro dell’otto.
Shame on you.
Vedi delle frecce a sinistra e ti fiondi. Ti viene il dubbio, in effetti, per come sono posizionate. Ma con te c’è un english guy (giovinotto indigeno). Lo guardi. Ti guarda. Andiamo. Subito salita impegnativa. La sensazione di deja vu è mitigata dallo sforzo. Ma ad un certo punto… non c’è dubbio, di qua siamo già passati. Figure of eight. Stiamo rifacendo la prima parte. Maledizione.
Torniamo indietro in picchiata.
L’English guy dice che secondo lui di là si taglia.
Ok. In fondo è meglio perdersi in due che da soli.
All’improvviso una recinzione.
Sei ancora capace di saltare la staccionata? Certo!
Nel saltare la staccionata si stacca un magnete del pettorale.
Per recuperarlo perdo l’inglese. Arrivo in un prato e vedo delle persone che camminano. Frase del giorno: “Have you seen a runner?” (più o meno: “ciò, gavio visto uno che core?”). Mi basta uno a caso…
Riprendo il mio compagno di avventura. Il tempo di saltare un’altra barriera e torniamo sul percorso.
20 minuti buttati, ma onoriamo la gara completando il percorso (giusto) e, nonostante tutto, ci classifichiamo ampiamente prima della metà.
Ma ormai l’onore è perduto.
Un samurai farebbe harakiri. Un italiano medio se ne fregherebbe. Io magari cambierò sport.
PS: L’attestato Gold, che mi hanno assegnato nonostante tutto quello che è successo, fa capire che i Silver e Bronze non erano poi dei grandissimi premi…
Grazie a Stefano per il suo racconto e per le belle foto che ci ha inviato 😉