“Caldo anomalo”, “caldo fuori stagione”, “domenica di stampo estivo”.

I bollettini meteo lo avevano annunciato ed è stato proprio così: la 19ma Padova Marathon, con la sua corsa “Regina”, la mezza e le stracittadine (che assieme hanno raccolto la bellezza di 23 mila partecipanti) verrà ricordata per un clima che, rispetto al periodo primaverile, si è rivelato straordinariamente torrido.

Tanti, praticamente tutti, compreso qualche top runner che non ha avuto problemi ad ammetterlo nelle dichiarazioni del dopo gara, sono stati messi a dura prova. Ma la parola “straordinario” merita di essere declinata su vari fronti. Innanzitutto sotto il profilo della partecipazione e del pubblico: sono stati oltre 3.500 i podisti delle due gare competitive che hanno incrociato i loro percorsi dopo il 26mo chilometro della maratona fino al traguardo di Prato della Valle. Un serpentone fitto, nel quale si percepivano non solo i segni della fatica ma anche quelli della solidarietà tra atleti (“ti serve un po’ d’acqua?” mi ha chiesto ad un certo punto un concorrente allungandomi la sua bottiglietta) e quelli del sostegno da parte delle tante persone che a bordo strada, di paese in paese, incoraggiavano e applaudivano.

La Padova Marathon è stata straordinaria anche per l’organizzazione: un presidio sanitario costante lungo tutto il percorso (a dir poco indispensabile, viste le non poche situazioni di crisi in cui si sono ritrovati gli atleti), punti-ristoro e di spugnaggio ben riforniti ed efficienti (protagonisti assoluti gli Alpini e la Protezione Civile).

Tutti elementi che hanno reso il nemico-caldo più sopportabile.

Vista con l’occhio del principiante (un camminatore che si misura con le mezze maratone) questa giornata lascia molte sensazioni positive. Innanzitutto quella legata al valore della fatica che ti porta a tagliare il traguardo e poi magari, come è successo a me, a nasconderti sotto la canotta per non rivelare agli altri un pianto che non sai spiegare. Contemporaneamente un richiamo forte al rispetto dei propri limiti, alla gestione del proprio corpo, all’istinto di capire quando e quanto si può osare di fronte alle difficoltà senza farsi male.

Straordinari, come sempre, sono stati i portacolori del Running Team Mestre, presenti con un drappello di una decina di atleti. Da sottolineare nella mezza maratona le prove di Filippo Dabalà (1:21:22, in 33ma posizione finale) e di Francesco D’Angelo (1:25:59, che ha chiuso al 55mo posto). Per le donne Arianna Zennaro ha chiuso la sua mezza con il tempo di 2:23:47 e Roberta Fuga ha fermato il cronometro a 2:36:36.

Ora è davvero arrivato il tempo di andare in spiaggia. A prendere il sole? No, un gruppo nutrito di RTM è già pronto a ripartire da Bibione. Appuntamento il prossimo 6 maggio, magari con qualche refolo di vento in più che di certo non guasta…

Stefano Ciancio

 

Ed ecco i tempi di tutti i nostri atleti.

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